Quando al minuto 66 della bella serata azzurra di Dublino Trapattoni ha messo dentro un certo Best, attaccante del Coventry City che gioca nella serie B inglese, gli italiani sul divano con la battuta pronta si sono subito divisi in tre categorie: gli alcolisti ("Ma Best non era bianco? Guarda come s’è ridotto a furia di birre scure!), i colti ("Ma Best non era nordirlandese? Mi sono perso la riunificazione?") e i cinici ("Ma Best non era morto? Mi sono perso la resurrezione?). In effetti questo Best porta un cognome che deve pesargli tanto, per quello che significa in inglese e per quello che per il calcio ha significato George, del quale il povero Leon (anche il nome è piuttosto pretenzioso) non ha neanche la barba. Non è un caso che alla fine a vincere il girone sia Lippi e non Trap: il primo come attaccante da inserire nel finale ha un certo Gilardino, che infatti entra e segna, il secondo deve aggrapparsi a Leon Best, uno che non segna mai neanche nella serie B inglese. Onore al vecchio Trap, dunque, anche se farsi raggiungere a tempo scaduto subendo un gol in contropiede è roba da Zeman più che da lui. Adesso non resta che concentrarci sul Mondiale, ancora 4 partite e la coppa sarà di nuovo nostra. Cosa?! Le partite che ci separano dalla finale sono 7, le tre del girone e poi ottavi-quarti-semifinale e la finale di Johannesburg? Ma quale girone e quale Johannesburg, documentatevi meglio, ignoranti! Il regolamento dei gironi di qualificazione europei al Mondiale parla chiaro, citiamo testualmente dalla Gazzetta dello Sport, pag.10 di ieri: "Prima e seconda di ciascun girone si qualifica agli ottavi […] Finale in gara unica al Bernabeu di Madrid". Scherzi a parte, chissa che il refuso della rosea - il regolamento in questione è quello dei gironi di Champions, naturalmente - non porti bene, perché quella "finale in gara unica a Madrid" rievoca ricordi dolcissimi. Adesso che l’acqua santa non bagna più la nostra panchina, volete negarci anche questa piccola illusione scaramantica?
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